Bere latte non è sempre stata una consuetudine. Prima
della metà del XIX secolo le difficoltà di conservazione rendeva più funzionale
la sua trasformazione in formaggio. Quest’ultimo, a lungo considerato un cibo
da poveri, venne riabilitato grazie a un paradosso, ancora vivo: la chiesa
cattolica considera il formaggio un cibo “di magro”, che si può consumare nei
giorni di astinenza dalla carne, ignorando che il formaggio è tutto fuorché
magro, essendo fatto con il grasso del latte. Se siete a dieta è
sconsigliata anche la mozzarella sia di latte vaccino, ma in particolare di
bufala, il cui latte è molto più ricco di grassi rispetto a quello di vacca.
Prima di esser chiamata mozzarella era solo la mozza.
La preparazione artigianale è rimasta identica nei secoli: si scalda il latte,
la cagliata si separa dal siero, poi viene fatta cuocere nel siero stesso finché
non fila (da cui la denominazione “formaggio a pasta filata”). Infine si mozza
con le mani a intervalli regolari della dimensione desiderata.